Perchè la mediazione incontra tanti ostacoli di diffusione?Per scoprirlo ho svolto un’indagine sul web circa l’immagine della giustizia e della mediazione civile per conoscere meglio il contesto culturale in cui si collocano i due sistemi.
Immagine rappresentativa della giustizia ordinaria
Di Melina Scalise
Navigando in quella banca dati infinita che è la rete internet ho fatto un ricerca sulla parola giustizia e mediazione (ADR), colpita dal fatto che la maggior parte dei siti/blog aperti dagli organismi di mediazione riportano, più o meno in primo piano, un’immagine con una stretta di mano.
Lo scopo è stato scoprire quali sono oggi le immagini e i contenuti che associamo al concetto di giustizia e mediazione. Per questa esplorazione ho scelto il mezzo internet perché è quello più diffuso. Oggi, infatti, quando vogliamo avere un’informazione generica e diversificata su un tema cerchiamo sul web. Questo universo è, di fatto, diventato il luogo dove riversiamo contenuti di ogni tipo e ormai offre uno spaccato della società e delle sue sfaccettature, dalle più palesi alle più recondite, influenzando le nostre opinioni, le nostre scelte, i nostri comportamenti.
Immagine rappresentativa della mediazione civile
Digitando sul motore di ricerca più usato, Google, ho scoperto che mentre la parola giustizia è associata ad un’immagine legata alla tradizione culturale di estrazione classica, ovvero una donna greca con un seno generalmente parzialmente scoperto, gli occhi bendati e una mano impegnata a sorreggere una bilancia e l’altra una spada; la parola mediazione è associata a immagini raffiguranti due mani che si stringono, la cui inquadratura, nella maggior parte dei casi, non va oltre all’avambraccio che dà indizi, attraverso il polsino dell’abito, sullo status o il ruolo dei due attori. A queste immagini dominanti si accompagnano, in seconda posizione, per la giustizia, la bilancia o il martelletto del giudice, per la mediazione, gruppi di persone.
Questi riferimenti li ho riscontrati sia su Google Italia che sul Google di siti esteri come quello di Regno Unito, Francia e Usa. Questo evidenzia una radice iconografica comune e quindi anche i concetti ad essa associati.
Se vogliamo parlare di giustizia e mediazione civile non possiamo dunque prescindere dal significato che attribuiamo a queste immagini. Per cambiare il modo di fare giustizia, migliorarla, renderla uno strumento più a misura d’uomo e quindi più attento ai suoi bisogni, alle sue tempistiche, alle sue esigenze sociali abbiamo ancora molta strada da fare e questo percorso è fondamentalmente culturale. Lo testimoniano queste immagini, tanto quanto il modo ancora oggi di punire il reo con pene mai cambiate nel tempo come la pena di morte e il carcere giustizia vita.
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Mediatori anche gli avvocati con il “18 politico”: le reazioni
Grosseto – di Giovanni Matteucci, Mediatore civile e commerciale
Al convegno tenutosi a Roman il 27.6.2013 presso Unioncamere il massimo esponente di uno dei principali Ordini professionali italiani ha proposto (… rivendicato) l’attribuzione del titolo di mediatore “ope legis” non solo a tutti gli avvocati, ma anche a commercialisti e consulenti del lavoro. Avremo più di 500.000 mila mediatori “di diritto”. Ne conseguirà una diffusione a macchia d’olio della mediazione !
Inoltre pare che presso gli Ordini degli avvocati di varie città già arrivino le telefonate dei legali per le iscrizioni (.. di diritto?) agli Organismi di mediazione forense, i quali per il momento sembrano essere titubanti (gli avvocati mediatori “ope legis” che non verranno iscritti faranno causa ai rispettivi Ordini ?!?).
E gli avvocati mediatori “per formazione” (quelli cioè che hanno speso tempo e denaro per imparare un’attività che è diversa da quella avversariale) pare che non gradiscano i loro nuovi colleghi “ope legis”.
O aumenterà l’attività di mediazione di fatto oppure … aumenteranno i ricorsi in tribunale !
Per approfondimenti: http://www.adrmaremma.it/matteucci27.pdf
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